Iniziativa nazionale di Confcommercio per raccontare con scatti d'autore e in modo realistico gli effetti dell'emergenza coronavirus sul mondo del terziario.
Nello slogan Il Futuro non (si) chiude ogni parola assume una valenza significativa. Il Futuro è un termine che torna spesso nelle domande di una società rimodellata su nuove esigenze e dinamiche socio-economiche e che coinvolge dal singolo alla collettività, dal commercio all'urbanistica postpandemica, ripensando in chiave funzionale i collegamenti con le comunità locali. Aspetto, quest'ultimo, fondamentale per impedire la desertificazione commerciale e consolidare la realtà delle economie urbane.
Il (si) individua il peso della responsabilità nella gestione dell'emergenza Covid-19 che poteva essere gestita sicuramente con meno incertezza e più programmazione, senza ricorrere necessariamente sempre al più chiusure come se fosse l’unica via percorribile.
Siamo giunti al secondo anno di pandemia e ci aspetta la seconda, durissima Pasqua, in rosso. Stiamo vivendo tutti un sacrificio intenso e pesante, che ci coinvolge come imprenditori, lavoratori, cittadini. Molti di noi, in famiglia e con la propria attività, hanno pagato e stanno pagando un tributo personale altissimo. In questa pandemia abbiamo chiesto e sentito di tutto: sarebbe fin troppo facile ripercorrere l’elenco delle previsioni, dei bollettini, delle promesse, delle date mancate. La scienza stessa ha messo in campo tante voci, forse troppe, a volte anche contrastanti. La realtà è dura e il virus ci ha dimostrato che non esiste una sola verità o una sola linea di pensiero. Esiste però la possibilità di continuare ad avere fiducia nella scienza, nei vaccini e nella sanità veneta, la necessità di far valere i nostri diritti, le nostre ragioni, di ottenere indennizzi proporzionati al calo dei fatturati e sussidi sempre più ampi e mirati. Questo, in un’Italia a soli due colori, con l’impatto delle varianti e una pressione che non si riesce a togliere dagli ospedali - è quello che possiamo fare e che stiamo facendo: tentare di ridurre le discriminazioni economiche e sociali che questo virus ha reso palesi, ottenere risorse economiche e finanziare immediate, e incidere sull’’accelerazione della campagna vaccinale, unica via di uscita seria e concreta che sta prendendo piede. Ci piacerebbe potervi dare una data di fine pandemia ma non è possibile, siamo fermamente convinti che torneremo presto, decreto dopo decreto, alla nuova normalità. Che ci stiamo conquistando coi nostri sacrifici e i nostri comportamenti responsabili.
Il virus ci ha costretto ad abbassare le serrande, spegnere le vetrine, chiudere le cucine, annullare le prenotazioni. Ma non ci ha tolto la forza, il sorriso, la passione per il lavoro, l’attaccamento ai nostri alberghi, locali e negozi. Insieme possiamo sperare, torneremo presto ad animare le nostre città e tenere vivi i nostri paesi, a rendere felici gli incontri e la vita delle persone. Noi ci siamo, vicini a tutti voi. Auguri dalla Vostra Confcommercio per una Pasqua di speranza e di futuro!
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